Perchè siamo qui, perché oggi? La Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne si celebra il 25 novembre perché quel giorno, nel 1960, furono uccise le sorelle Mirabal, tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana, per ordine di Rafael Trujillo, ai tempi dittatore del Paese caraibico.
I numeri del fenomeno sono allarmanti
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale di Non Una Di Meno, in Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni, e nel 2023 oltre l’80% di questi femminicidi è avvenuto in ambito familiare o da parte di partner ed ex partner.
È evidente che la violenza non è un problema isolato ma una questione strutturale che attraversa tutte le classi sociali, tutte le età e tutti i livelli di istruzione.
Un esempio tragico è la vicenda di Maria Adalgisa Nicolai, ricercatrice e docente di Scienze e Tecnologie Alimentari alla Federico II di Napoli, assassinata a Portici. La sua storia dimostra come il fenomeno sia trasversale e possa colpire chiunque.
Ma cosa alimenta questa spirale di violenza?
Una delle cause è la non indipendenza. Le radici si trovano anche nelle disuguaglianze economiche e sociali. Le donne che non hanno accesso a lavori dignitosi e ben retribuiti – come quelli nelle discipline STEM, dove la presenza femminile è ancora drammaticamente bassa – hanno spesso meno possibilità di rendersi indipendenti economicamente e psicologicamente. Questo le rende più vulnerabili agli abusi e più difficili da liberarsi da relazioni violente.
E poi c’è la questione degli stereotipi di genere: gli stessi stereotipi che spingono molte ragazze a non avvicinarsi alle discipline scientifiche e tecniche, relegandole a ruoli considerati “tradizionali”, imprigionano anche gli uomini. L’idea del “macho”, dell’uomo che non deve chiedere mai, non solo rende difficile per gli uomini esprimere emozioni o chiedere aiuto ma può alimentare dinamiche di controllo e aggressività nelle relazioni. Un fallimento, un lavoro andato male, la perdita del lavoro stesso non riescono ad essere gestite con dinamiche di supporto (non si chiede aiuto) e possono sfociare in violenza.
Un esempio di come queste dinamiche si possano manifestare si trova nel film *Il ragazzo dai pantaloni rosa*, anche se tratta un tema ben diverso che è quello del bullismo. Qui vediamo come una relazione tossica, in cui il partner alterna manipolazione psicologica a sporadici momenti di “amore”, possa distruggere lentamente la vittima, spesso senza che questa si renda conto della gravità della situazione. Per questo è fondamentale parlare di educazione all’affettività nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Dobbiamo insegnare a riconoscere i segnali di una relazione pericolosa, prima che la violenza verbale o psicologica si trasformi in violenza fisica, o peggio, in un femminicidio.
Infine, l’importanza di questa giornata. La piantumazione di un ulivo simboleggia il nostro impegno a coltivare una cultura diversa: una cultura che promuova il rispetto, la parità e la solidarietà, che sia gentile. Ma dobbiamo fare di più: investire in educazione, denunciare ogni forma di violenza, abbattere gli stereotipi e creare opportunità di indipendenza economica per le donne. Solo così possiamo immaginare un mondo in cui questa giornata non sarà più necessaria.
Di seguito alcune frasi estratte da Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, che per quanto scritte nel 1949 sono ancora attuali oggi:
- Sulla condizione femminile come costruzione sociale:
“Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psicologico, economico definisce l’aspetto che assume all’interno della società la femmina dell’uomo; è l’insieme della civiltà a elaborare questo prodotto intermedio fra il maschio e il castrato che qualificano come femminile.” (Parte II, Capitolo I: “I fatti e i miti”)
Questo passo evidenzia come le differenze di genere siano frutto di costrutti culturali, non di naturali inclinazioni, e invita a riflettere su quanto quegli stessi costrutti ancora oggi limitino la libertà delle donne.
- Sulle disuguaglianze e la libertà
“La tragedia della donna è questa: essere condizionata dalla società a vivere passivamente, ma nello stesso tempo le si rinfaccia questa passività.” (Parte I, Capitolo II: “La donna”)
Perfetto per sottolineare il paradosso delle aspettative verso le donne, che vengono spinte a ruoli passivi ma poi accusate di dipendenza o debolezza.
- Sulle relazioni tossiche e l’indipendenza
“L’amore autentico dovrebbe fondarsi sul riconoscimento reciproco di due libertà: esso richiede in ognuno la piena affermazione del proprio essere.” (Parte IV, Capitolo II: “La donna innamorata”)
Questo passo si collega al tema delle relazioni tossiche, mostrando che solo un rapporto basato sull’uguaglianza e il rispetto reciproco può essere realmente sano.
- Sull’oppressione e la lotta per la parità:
“La donna è tutta definita in relazione all’uomo, ma lui non è mai definito in relazione a lei; è l’Assoluto, lei è l’Altro.” (Parte I, Capitolo II: “La donna”)
Un richiamo forte al fatto che la donna viene ancora vista come subalterna o complementare, una situazione che perpetua disuguaglianze e forme di violenza.